L’autenticità della Sardegna sta nelle trame dei tappeti, nei ricami degli abiti tradizionali, nelle miniature della filigrana dei gioielli in oro, è ‘intrecciata’ in cestini di giunco e asfodelo. La passione della Sardegna risplende nelle lame dei coltelli, si riflette nel rosso intenso di ornamenti in corallo, arde nella forgia di un manufatto in ferro battuto. L’antica anima dell’Isola vive dentro le sculture in pietra, che raccontano vicende millenarie, traspare dalle ceramiche vivacemente decorate, memoria di una terra crocevia delle rotte di antichi navigatori, si svela negli intagli delle cassapanche nuziali in legno, de sempre oggetto dei desideri.
Da queste parti l’arte del saper fare ha resistito al tempo, è il segno tangibile della vocazione a mantenere viva la propria cultura atavica. Gli oggetti, riprodotti in forme e materiali usati da millenni e contaminati da nuove tendenze, sono espressione delle radici della Sardegna. L’arte della ceramica racconta arcaicità e mito nelle forme di brocche, tegami, fiaschi e ciotole, che accompagnano le attività quotidiane, senza sfuggire alle ricercate decorazioni. Impossibile sfuggire al fascino di raffinate ed esclusive collezioni di coltelli che affondano le origini nelle comunità agropastorali o non essere incuriositi dalle lavorazioni del legno, del corallo, del vetro e dei metalli, che abbinano competenze del passato a espressioni moderne, identità a esigenze contemporanee. Custodi di arcaici segreti sono gli oggetti in sughero e ‘a intreccio’: cesti, canestri e cofanetti per i dolci. Difficile rimanere insensibili alla forza della pietra, protagonista dei paesaggi sardi: viene smussata, lisciata, incisa e tagliata con la stessa passione che fu degli antenati.
Originali e intrisi di significati, abiti e gioielli sono la contaminazione dei segni lasciati dalle culture alternatesi in Sardegna: nuragica, fenicia, greca, bizantina e spagnola. Come le vivaci e coloratissime cuffie indossate dalle donne di Desulo nei giorni di festa. Loro stesse le decorano ricamando in miniatura i dettagli del loro sgargiante abito: disegni geometrici gialli, rossi e blu alternati ai decori secondo la fantasia di abili artiste. Altro mondo, le donne di Tempio Pausania, austere nell’abito in seta damascata, interamente nero. Sulla testa portano una cascata di pizzi bianchi trattenuti dalla filigrana. Le mani delle donne sarde colorano le trame dei tessuti con le erbe: zafferano per il giallo del fazzoletto in seta di Orgosolo, indaco per il blu della gonna di Bosa. E danno forma a fantastici corpetti, ricamano le camicie e preziosi scialli, come quelli che indossano le donne di Oliena.
La raffinata tecnica di lavorazione dei gioielli è tramandata da secoli: dalle collane ai pendenti, dalle catene alle gancere, dagli orecchini alle spille, dai bottoni agli amuleti e altri oggetti sacri. Tutti adornano gli abiti tradizionali, ognuno espressione di una comunità. La fede sarda è amata per valore simbolico e bellezza della filigrana, interamente fatta a mano dai maestri orafi, capolavoro di precisione e armonia, ottenuta unendo microsfere che richiamano i chicchi di grano, segno di prosperità per i futuri sposi.